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OPEN MUSEUMS: IN DIFESA DEL PATRIMONIO STORICO

di Pietro Briganò


foto museo brigano5 agosto – Si chiama Open Museums il progetto finanziato nell’ambito del programma europeo per la cooperazione transfrontaliera Italia Slovenia il cui obiettivo è volto a migliorare,  riqualificare e promuovere,  con tecniche innovative, il patrimonio storico-culturale del nostro paese e di cui i musei rappresentano i principali custodi. Nello specifico si tratta dei musei delle città d’arte dell’Alto Adriatico.

 

Le attività si sono svolte nel Museo del Castello Estense di Ferrara,  Museo d’Arte della città di Ravenna, Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, Museo di Torcello di Venezia,  Musei Provinciali di Gorizia, Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte di Udine, Museo e Gallerie della città di Lubiana, Museo del Mare di Pirano e il Museo delle Saline di Sicciole, Museo Regionale di Capodistria e infine Fondazione Aquileia e Museo di Caporetto. Insieme alle attività di innovazione tecnologica partirà la promozione turistica del territorio attraverso quattro itinerari turistici, realizzati dal Cts (Centro turistico studentesco), che toccheranno tutte le città d’arte: “Archeologia e tecnologia, tra passato e futuro”, “Le vie dell’acqua,  dell’arte e dei sapori”, “Memoria della Grande Guerra: Italia e Slovenia insieme su sentiero di pace” per ultimo ” Patrimoni dell’Umanità, creatività e umanesimo”.

 

OpenMuseums iniziato nel 2007 si concluderà nel prossimo mese di ottobre per un importo complessivo di circa 4 milioni di euro. Per approfondimenti consultare il sito www.openmuseums.eu

POVERO SUD SENZA NIDI D’INFANZIA

di Admin GRS


oarco85 agosto – Il dibattito sui Pac, con il primo riparto dei fondi per l’infanzia e le nuove strategie per i prossimi 500 milioni di euro, si inquadra in un contesto di divario estremo tra Sud e Nord per quanto riguarda i servizi per l’infanzia.

Sud più povero del Nord. A far emergere il divario, questa volta non relativo al Pil o al benessere economico, è la fotografia scattata dall’Istat sulla disponibilità di servizi alla prima infanzia e, in particolare, di asili nido.  Secondo l’istituto nazionale di statistica, infatti, nel corso dell’anno scolastico 2012/2013 i bambini tra i 0 e 2 anni che hanno frequentato asili comunali o finanziati dai Comuni sono soltanto il 3,6% nelle regioni meridionali. Un dato che cozza inesorabilmente con il 17,5% del Centro Italia. Ma non basta. Le disparità territoriali riguardano anche la percentuale dei Comuni che garantisce questo servizio: solo il 22,5% al Sud, il 76,3% al Nord-Est.

 

Risultati che fanno riflettere, se si pensa che l’offerta di asili nido da parte dei comuni italiani – sotto forma di strutture o di trasferimenti alle famiglie per l’utilizzo di servizi privati – è passata dal 32,8% del 2003/04 al 50,7% del 2012/13 e che fra il 2004 e il 2012, al netto della compartecipazione pagata dalle famiglie, si è registrato un incremento del 48% della spesa corrente per gli asili nido (pari, nel 2012, a circa 1 miliardo e 559 milioni di euro).

 

Lo studio Istat conferma dunque la carenza di strutture nelle regioni meridionali e delinea un quadro molto difficile per il nostro Mezzogiorno, con un incremento della distanza tra le regioni in cui il sistema di servizi per la prima infanzia è più consolidato e quelle in cui l’offerta pubblica è tradizionalmente più carente.Nella distribuzione regionale dell’indicatore di presa in carico degli utenti per l’anno 2012/2013, ai due estremi vi sono la Calabria, con il 2,1% (in calo dal 2,5% dell’anno precedente) e l’Emilia-Romagna, con il 27,3% (in lieve aumento dal 27,2% dell’anno precedente).

 

Eppure 2011 e 2012 sono stati anni non felici per gli asili nido. Per la prima volta dal 2004 è diminuito il numero di bambini che frequenta asili comunali (-0,04% nel 2011, -1,4% nel 2012), con 2600 iscrizioni in meno a cui vanno ad aggiungersi minori contributi dei Comuni alle strutture private e alle famiglie (circa 300 bambini in meno).

 

Nell’anno scolastico 2012/13 sono stati 152.849 i bambini di età tra 0 e 2 anni iscritti agli asili nido comunali; altri 45.856 usufruiscono di asili nido privati convenzionati o con contributi da parte dei Comuni. Ammontano così a 198.705 i bambini che beneficiano dell’offerta pubblica complessiva. Sommando quelli degli asili nido e dei “servizi integrativi”, sono in totale 218.412 i minori che si avvalgono di un servizio socio-educativo pubblico o finanziato dai Comuni, il 4,8% in meno rispetto all’anno scolastico precedente.

 

Il calo è più accentuato per i servizi integrativi per la prima infanzia(oltre 8mila bambini in meno rispetto al 2011/12), più contenuta la diminuzione dei bambini degli asili nido (circa 2900 in meno).

Bologna, trasporto verde per le merci

di Fabio Piccolino


market4 agosto – Il trasporto delle merci dal Centro agroalimentare di Bologna (Caab) al Mercato delle Erbe sarà completamente elettrico.
La sperimentazione partirà a settembre ed è una delle prime applicazioni del progetto ‘City Logistic’ del Centro Agroalimentare per lo spostamento su mezzi elettrici nell’area metropolitana.
Si viaggerà con quattro veicoli che utilizzeranno l’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico del Caab, e che sostituiranno quattro furgoni a gasolio.
L’obiettivo più ampio è quello di un uso più razionale del trasporto merci, modificando le abitudini dei  commercianti per risparmiare su viaggi e energia.

Carcere, nuove regole. Antigone: “Mai più sovraffollamento”

di Fabio Piccolino


jail4 agosto – Il “decreto carceri” è legge: il Senato ha infatti confermato la fiducia al governo sulle norme in materia detentiva.
Tra le novità introdotte, la nuova legge prevede sconti di pena indennizzi ai detenuti sottoposti a trattamento inumano, il divieto di “carcere preventivo” in caso di pena non superiore ai 3 anni, l’estensione fino a 25 anni delle norme di favore previste dal diritto minorile sui provvedimenti restrittivi, l’aumento dell’organico della polizia penitenziaria.
Il presidente dell’Osservatorio Antigone Patrizio Gonnella ha commentato positivamente le nuove regole: “Si tratta di una legge importante che prevede un risarcimento per chi ha subito un trattamento inumano e degradante. Speriamo serva anche a fare in modo che in futuro non si ritorni ad una situazione di sovraffollamento ingestibile. Quando lo stato viola la dignità umana di qualunque persona, è legittimo che debba essere risarcita “.
Gonnella ha poi sollecitato le istituzioni ad andare avanti in questa direzione, auspicando nuove norme per le droghe: “La stagione delle riforme ora non deve chiudersi. Basta poco perché si torni ad una situazione grave che metta a rischio i diritti dei detenuti. Ricordiamo che sono ancora migliaia le persone in più nelle carceri rispetto ai posti disponibili, per questo è importante che, ad esempio in materia di droghe, si facciano passi avanti in direzione di una legge meno punitiva”.

A Palermo Università per sport e solidarietà

di Ivano Maiorella


runners4 agosto – Il mio sport si chiama solidarietà. Un contributo da 63 mila euro a venti associazioni impegnate nel sociale. A loro l’Università di Palermo destina un euro per ogni studente iscritto, a fronte dei 15 che l’Ateneo per legge versa al Centro universitario sportivo e alle associazioni studentesche per iniziative e manifestazioni.

Una storia con il Sud

di Pietro Briganò


unastoria4 agosto – Una storia con il Sud è il contest lanciato da Fondazione con il Sud con l’obiettivo di diffondere e far conoscere le buone pratiche avviate al Sud, con una modalità sperimentale: facendo incontrare chi “conosce bene” le storie (associazioni e organizzazioni non profit), con chi le può “raccontare bene” (videomaker), attraverso video di 3 minuti. All’iniziativa hanno partecipato 113 filmati, realizzati da videomaker e filmaker, e 200 storie di partecipazione, impegno civile e riscatto sociale proposte da associazioni e organizzazioni non profit meridionali come “soggetti” per i video. Una giuria di qualità ha selezionato i tre video vincitori che hanno partecipato con video dal titolo: Lisca bianca, Io ci provo e Vico esclamativo.
Agli autori dei tre video andranno i seguenti riconoscimenti: 4.000 euro al primo, 2.500 euro al secondo, 1.500 euro al terzo classificato mentre alle organizzazioni non profit che hanno proposto le 5 storie selezionate riceveranno un contributo di 1.500 euro ciascuna.

Sud, in arrivo 500 milioni

di Giuseppe Manzo


foto del giorno grs4 agosto – Esaurito il primo riparto dei Piani di azione e coesione (Pac) da 250 milioni, voluti dal ministro Barca durante il Governo Monti, circa 77 milioni di euro sono stati assegnati a 86 ambiti/distretti delle quattro regioni obiettivo convergenza per i servizi di cura all’infanzia e agli anziani non autosufficienti: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Lo scorso 31 luglio sono stati illustrati i dati al Viminale dall’autorità di gestione prefetto Silvana Riccio in una riunione del Comitato di indirizzo strategico (Cis). “L’organismo, di indirizzo e controllo dell’attuazione del Programma, – spiega il ministero dell’Interno – è chiamato a compiere una riflessione strategica di orientamento sulle attività del Programma, anche in ordine al secondo riparto che ammonterà a circa 500 milioni di euro”.

 

Nel corso della riunione sono state concordate modalità operative di collaborazione, anche con le quattro regioni interessate, “per far sì che gli altri progetti presentati dagli ambiti possano essere velocemente approvati e finanziati e consentire l’erogazione dei servizi di nido e assistenza domiciliare agli anziani”. Tutti i componenti del Cis fa sapere il ministero dell’Interno, hanno “condiviso la necessità di procedere, nel secondo riparto, a una semplificazione delle procedure e delle informazioni per attenuare e riequilibrare le differenze tra gli analoghi servizi erogati dalle altre regioni e conseguire così l’obiettivo prioritario del Programma. Si procederà, pertanto, a una ‘prototipazione’ degli interventi da progettare, per cercare modalità di sostegno della domanda, soprattutto per l’infanzia e in favore delle categorie particolarmente disagiate”.

 

Alla riunione, presieduta dall’autorità di gestione, hanno preso parte, oltre ai rappresentanti delle quattro regioni interessate, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Uval, il dipartimento delle Politiche della Famiglia, l’Anci, Confindustria, Confcommercio, Confcooperative, le organizzazioni sindacali, il Forum del Terzo Settore.

(aggiornato 4 agosto)

 

Uganda, la Corte annulla la legge contro i gay

di Fabio Piccolino


gaypride4 agosto – La severa legge che discrimina e criminalizza gli omosessuali entrata in vigore in Uganda lo scorso mese di febbraio,  trova uno scoglio in patria. La Corte costituzionale del paese africano ha infatti dichiarato che le nuove norme sono state varate senza che ci fosse il numero legale per il voto in Parlamento, annullandone di fatto il valore.
La legge voluta dal presidente Yoweri Museveni prevedeva pene fino all’ergastolo per i gay ed è stata al centro di numerose polemiche da parte della comunità internazionale.
Il pronunciamento della Corte tuttavia non lascia ben sperare per il futuro; in Uganda l’omofobia continua ad essere molto diffusa.
Con l’annullamento delle nuove norme inoltre, torna in vigore la legislazione precedente, meno severa ma che prevede comunque il reato di omosessualità, punibile con il carcere.

CRISI, LE AZIENDE NON PAGANO: BOOM DEL RECUPERO CREDITI

di Giuseppe Manzo


giornalistiRecupero crediti e stipendi non pagati: la crisi la pagano ancora i lavoratori. Dallo studio sui dati dell’Ufficio vertenze del lavoro della Cgil di Milano emergono i numeri di questa situazione. Nel primo semestre del 2014 sono state aperte 670 pratiche per il recupero credito: sono la voce più importante delle 2.394 vertenze partite tra gennaio e giugno. Il dato 2013 era di 1.817 casi di recupero credito su un totale di 5.239 vertenze. Il record storico registrato dallo sportello della Camera del Lavoro è stato nel 2010: 2.289 casi di recupero crediti su un totale di 5.838 vertenze. “I lavoratori sono diventati una forma di ammortizzatore sociale non riconosciuta”, commenta Graziano Gorla, segretario della Camera del Lavoro di Milano.

 

Nella categoria rientrano i licenziati che non hanno ottenuto il Tfr, quelli a cui non sono state versate della mensilità, lavoratori a cui l’azienda deve versare degli arretrati, ma ne paga solo una parte. A queste si aggiunge anche una categoria che è molto più difficile da tracciare. Sono sempre più numerose, infatti, le aziende con meno di 15 dipendenti che non licenziano ma non pagano gli stipendi. “Molti hanno paura a rivolgersi a noi perché non vogliono perdere il posto di lavoro”, aggiunge Gorla.

Per il sindacato, dall’introduzione della Legge Fornero con la possibilità di licenziare più facilmente anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti, la difesa del lavoratore è diventata sempre più difficile. Secondo Marco Locati, responsabile dell’Ufficio vertenze, “il legislatore di tutti i colori politici in questi anni si è accanito per deregolamentare il mercato del lavoro”. E ci ha rimesso anche il diritto del lavoro, sulla base di due falsi miti: la necessità di ridurre le lungaggini burocratiche dei processi e una maggiore richiesta di flessibilità come antidoto alla crisi. “Il Tribunale di Milano è sempre stato virtuoso: al massimo in un anno si arrivava a primo grado. Non era necessario cambiare il sistema”, spiega Locati. Falso anche il mito della flessibilità: “Più di così non è possibile e comunque non siamo ancora fuori dalla crisi”, continua.

(Fonte: Redattore Sociale)

 

Altra selva burocratica tutta la normativa per il recupero crediti nel caso di aziende che hanno avuto un appalto, normata dai decreti datati 22 maggio 2012. “È molto complesso risalire la filiera e chiedere conto alle stazioni appaltanti”, è il commento di Cgil. E quando a dare l’appalto è un’ente pubblico “il credito del lavoratore è perso e l’unico modo per ottenere almeno qualcosa è rivolgersi al Fondo di garanzia del’Inps”, aggiunge Locati.

 

Quando il gioco era responsabile

di Anna Monterubbianesi


Il tema della Ludopatia è azzardoin discussione in questi giorni. Un segnale che il problema sta raggiungendo costi economici e sociali troppo alti. In compenso e in dissenso, cresce il numero degli esercenti che rifiuta le slot nel proprio locale e aumentano iniziative dei Comuni per agevolare e andare incontro alle scelte responsabili dei cittadini. Qualche mese fa la campagna Slotmob ha premiato 52 gli esercenti per essersi rifiutati di installare nei loro locali le slot machines, rinunciando ad incassi sostanziosi (1.500/2.000 euro al mese) e dimostrando un forte senso civico. Con loro, oltre 150 associazioni e Comuni in tutta Italia hanno aderito alla campagna per dare un segnale di responsabilità con la loro scelta no slot, bloccando così un meccanismo ingarbugliato che vede coinvolti politici, lobby e multinazionali.

Tutto è cominciato a Milano lo scorso anno da un gruppo di clienti dei bar del centro che ha dato vita ad una campagna di consumo critico decidendo di non frequentare più quei locali con le slot a vantaggio,  invece, di quelli che organizzavo tornei di carte, biliardino e altri giochi da tavola.

Se è d’azzardo, d’altra parte, non è un gioco. Ma anzi, i pericoli sociali e di salute, ad esso connessi sono altissimi. E non basta dire “gioca responsabilmente” o “il gioco provoca dipendenza”, quando poi i cittadini sono bombardati quotidianamente da pubblicità che, invece, al giocano incitano. Con molta poca responsabilità.

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